ATLETICA Mimmo Anzini, un alpino tra i senatori della Maratona di Roma


Nella storia della Maratona di Roma, che domenica celebra la sua ventesima edizione, la premiata ditta Mimmo & Mimmo ha un posto significativo, e non solo perchè i due cugini abruzzesi di Poggio Filippo, vicino Tagliacozzo, sono tra i protagonisti del film di Jon Dunham, The Spirit of Marathon II. Domenico Scipioni e la sua pizzeria del Podista, a San Lorenzo, sono un punto di riferimento per i maratoneti capitolini. Domenico Anzini, l’alpino, ex ciclista, è l’inseparabile compagno di allenamenti ed è nel novero dei senatori della maratona, quelli cioè che hanno disputato le diciannove precedenti edizioni e saranno al via anche della ventesima. Sabato al Marathon Village saranno presentati con tutti gli onori. Mimmo Scipioni quest’anno ha dovuto fare i conti con un infortunio, Mimmo Anzini allungherà la sua serie.
        Podisti come Anzini sono la forza nascosta e genuina della Maratona di Roma. Appassionati corridori, simboli dello sport della gente comune, tenace e determinata nell’interpretare la vita sportivamente, o meglio, trarre dallo sport la lezione per cavarsela nel quotidiano.
        Festeggerà i 75 anni il prossimo 13 aprile, Mimmo da buon abruzzese si definisce testardo e caparbio, è generoso ed orgoglioso: «Non mi cambierei con nessuno».


        Sette fratelli un’infanzia vissuta nella realtà del paesino vicino Tagliacozzo, la cultura del lavoro ma anche del sorriso e la voglia di cantare, di non abbattersi. La consapevolezza dei suoi pregi e dei suoi difetti, l’ha aiutato anche nello sport. Correva in bicicletta, poi scoprì il podismo. «Se lo fanno gli altri, posso riuscirsi anche io», ha sempre ripetuto come un mantra.
        E quando corre, durante quei lunghissimi 42 chilometri, gli capita di ripensare alla sua vita, a quando era ragazzo e a scuola era il più bravo.
        «Il mio rammarico più grande è non aver potuto studiare». Da bambino era bravo e preciso nella scrittura, vinse anche un premio per la miglior calligrafia: 10 lire, che allora erano qualcosa e furono destinate all’acquisto di pecore,
        Il trasferimento a Roma, il periodo negli Alpini, le esperienze come cameriere e quella Licenza Media presa con determinazione, senza mai smettere di coltivare la sua passione per la letteratura e la poesia. Ancora oggi scrive componimenti che dissemina un po’ ovunque, lasciando a Giovanna (sua moglie da 40 anni) ed alla amatissime figlie Cinzia, Manuela e Arianna (tutte e tre laureate, la sua grande gioia) il compito di rinvenire i suoi pezzetti di carta intrisi di poesia.


        Nel passaggio dalla bici alla maratona c’è tutto Mimmo Anzini: in una delle sue ultime gare, una crono scalata da Tagliacozzo a Poggio Filippo, gli si ruppe il cambio e perse tempo prezioso. Così scoprì la corsa, dove «contano solo le mie forze. Invece la bicicletta si rompe...».
        Nelle sue diciannove Maratone di Roma ha coinvolto anche la figlia Manuela, che racconta: «Come accompagnatrice le ho fatte pure io tutte e 19... Io organizzo appostamenti comprendenti foto, integratori e urla di incoraggiamento. Foto anno dopo anno sempre uguali e sempre diverse. E poi dopo l'ansia, dopo la tensione, vederlo uscire dalle gabbie con il telo dorato e la medaglia al collo mi dà sempre una nuova e grande emozione»
        Per Domenico Anzini la vita è proprio una maratona: «L'entusiasmo dei primi km, la difficolta dei centrali, quelli cruciali dove non si deve mollare mai e gli ultimi quando il traguardo è vicino e assolutamente non si può mollare»
        Tifoso della Roma («per l’ultimo scudetto al paese dpinsi tutto di giallo e rosso...»), suona armonica («Io lo chiamo organetto») e fisarmonica, ha sempre adorato la musica popolare, da Claudio Villa a Modugno («quanti dischi ho comprato alla Discoteca laziale, in via Mamiani)») snobba la Tv e ama i film di Sordi e Gassman. Ma star fermo a vederne uno intero, è sempre un’impresa... 


* sul Corriere dello Sport di venerdì 21 marzo 2014

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