ATLETICA Giomi da Fiuggi: «Pronto per un altro quadriennio: l'atletica italiana non è quella di Pechino»

Sul Corriere dello Sport
 
 «Fiuggi è una meravigliosa occasione di incontro, per parlare di tutto e dirci tutto. Il 2016 non è un anno qualsiasi per l’atletica, siamo qui tutti insieme per costruire un atteggiamento vincente» dice il presidente della Fidal, Alfio Giomi spiegando il senso della full immersion di Fiuggi, sulla strada per Rio de Janeiro.
    «Il 2015 era stato un anno ricco di risultati, a livello assoluto e giovanile, con l’incremento dei tesserati che è già del 10%. Con i Mondiali di Pechino è sparito tutto. Sta iniziando un nuovo ciclo anche se abbiamo ancora veterani come Donato, Vizzoni, la Straneo. Il confronto è un momento essenziale per crescere, è un’esigenza non soltanto tecnica. Una necessità che sentivo da tempo. Se i Mondiali sono stati un contesto difficilissimo, l’Olimpiade lo sarà molto di più»
    Giomi non si azzarda a parlare di medaglie olimpiche, preferisce un obiettivo a misura di realtà: «Andiamo a Rio per essere all’altezza. Agli Europei vogliamo le medaglie. Il focus è sui Giochi ma pensiamo al futuro, ci aspettiamo una crescita di mentalità. Abbiamo parlato con gli atleti, con i tecnici: posso garantire che l’aspetto economico è l’ultima cosa. Siamo diversi da come siamo apparsi a Pechino, stiamo cercando di costruire il clima giusto in piena condivisione. Dobbiamo fare con quel che abbiamo e quando c’è un talento va aiutato a crescere. Anche il rapporto con i club militari è già cambiato e penso che abbiamo già trovato un percorso comune da seguire».
    Giomi fa ammenda sulla sua valutazione di tre anni fa e spiega perché si ricandiderà per il prossimo quadriennio: «Ho peccato di presunzione, credevo che un mandato bastasse per cambiare le cose. Sbagliavo. Mi candiderò se ciò non porterà a nuove divisioni nell’atletica. Devo ammettere che non se ne sa mai abbastanza e sento il dovere di non chiamarmi fuori, anche se l’impegno è notevole, specie se lo si affronta come ho fatto finora, trasferendomi a Roma e dedicandomici a tempo pieno. Il conto delle medaglie dà l’immagine di tutto ma l’atletica non è così. E non è praticata solo da vecchi: siamo a quota 200.000 e con tanta gioventù».
    Massimo Magnani, d.t.: «Non basta mai quello che si fa, per essere competitivi quando conta bisogna coinvolgere tutti, con senso di responsabilità. E tutti devono sentirsi partecipi: atleti, tecnici, società»

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