VOLLEY Piccinini, Barbolini e il record d'Europa della Pomì Casalmaggiore

Le foto sono di Fiorenzo Galbiati

L'impresa europea della Pomì Casalmaggiore resterà scolpita nella memoria di tutti gli appassionati. Un po' perché il volley femminile italiano non vinceva la Champions League dal 2010, un po' perché il trionfo, tanto netto quanto meritato, è arrivato sorprendendo chi aveva indicato nelle sue rivali le grandi favorite, in realtà poi strapazzate con un 6-0 micidiale.

IL RECORD - La valanga rosa di Casalmaggiore ha regalato per la prima volta il piccolo centro italiano la vetta d’Europa ed è un record: Casalmaggiore con i suoi 15.000 abitanti è il centro più piccolo capace di vincere la Coppa Campioni/Champions League.

  

Ma la pallavolo ha dimostrato ancora una volta che spesso il successo sorride a chi sa essere più squadra, a chi sa giocare mettendo in campo il cuore e l’entusiasmo, naturalmente partendo da un’ottima base tecnica. Nel volley nessuno vince da solo. L’asse su cui le ragazze in rosa hanno costruito il loro sorprendente ma entusiasmante e meritatissimo successo è fatto d’esperienza e talento. 

BARBOLINI DA...10
In panchina Massimo Barbolini, l’ex ct azzurro che ogni dieci anni diventa il re d’Europa (vinse questo torneo nel 1996 con Matera, nel 2006 con Perugia e ora con la Pomì). In campo Francesca Piccinini, 37 anni, toscana di Massa, che al PalaGeorge di Montichiari ha alzato la Champions League per la sesta volta nella sua carriera, festeggiando nel migliore dei modi il ritorno in Nazionale per inseguire la sua quinta Olimpiade (il ct in scadenza Bonitta l’ha voluta nella squadra che a metà maggio in Giappone proverà a qualificarci per Rio 2016). 



PICCININI INFINITA
Francesca Piccinini insomma non ha ancora finito di stupire, nè di vincere e collezionare record. L’ultimo lo ha scritto innaffiandolo con lacrime di gioia domenica al PalaGeorge di Montichiari, sollevando trofeo e premio per Mvp della final four.
 

Niente male per una 37enne che tante volte è stata data per finita o quanto meno in crisi, una ragazza che lasciò molto presto casa e famiglia per provare a diventare una campionessa. Rinunce che allora le sembravano naturali ed obbligate ma che ora, una luminosa carriera dopo, qualche volta la inducono a riflettere, non con rimpianto ma con la consapevolezza di aver lasciato qualcosa per strada. «Mi sono goduta poco la famiglia ma sono diventata quello che volevo essere da ragazza. Sì, ora mi sento come Buffon. Eterni, decisivi, ci mettiamo l’anima e siamo di supporto ai giovani».
    

Tra i sei titoli europei di club che ha conquistato, sei anni dopo l’ultima Champions con Bergamo, quello della Pomì ha un sapore e un valore decisamente speciale: «Quest’anno ho scelto di rimettermi in gioco. Tutte le vittorie sono belle, ma questa è stata magica». Un po’ per via dei 37 anni, un po’ perchè vinto insieme con un tecnico come Massimo Barbolini, l’ex ct azzurro che non ebbe timori di criticare dopo l’Olimpiade di Londra 2012. «Perchè non giocammo da squadra». E’ la sua convinzione: nel volley non si vince da sole. Ecco perchè la Champions League della Pomì l’ha esaltata ed emozionata: «Siamo state una squadra vera, tredici leonesse in campo. La pallavolo è questa, si vince sempre tutte insieme, aiutandosi»
    Ma sapori e dissapori nel volley spesso non sono definitivi e non sarà casuale se i tecnici con cui ha vissuto episodi di contrasto quando ne hanno avuto bisogno non hanno indugiato a puntare nuovamente su di lei, condividendo un altro pezzo di cammino.
      «Sono davvero felice, dopo tutto questo tempo che non giocavo in Champions. Ho cercato di dare tutto quel che avevo, esperienza e lucidità».
    Il suo fantastico week end ha dimostrato che Francesca può ancora essere decisiva, a patto di essere in grandi condizioni di forma, come ha dimostrato a Montichiari. «Molti non credevano più in me. Ma non sono bollita e in questa finale l’ho dimostrato, giocando contro giocatrici più giovani».



       Poi a metà maggio la Picci in Giappone cercherà di qualificarsi per l’Olimpiade di Rio. «Sono sempre stata orgogliosa di giocare in Nazionale e finchè posso dare il mio contributo, lo farò, con umiltà ed entusiasmo. Spero che il ct Bonitta abbia avuto sensazioni positive. Mi ha mandato un messaggio per congratularsi, gli ho detto che ho tenuto in serbo dei colpi per la Nazionale. Credo nei sogni, sarebbe la mia quinta Olimpiade e l’unica medaglia che non ho è quella olimpica. Ma prima c’è lo scudetto da inseguire».  


 La forza di chi è diventata grande con il volley ma non ha vissuto di sola pallavolo: pubblicità, moda, cinema. Finchè Francesca salta e schiaccia come a Montichiari, sarà sempre dura soffiarle il posto. 




Parzialmente sul Corriere dello Sport di lunedì 11 aprile e martedì 12 aprile 2016

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