ATLETICA 2016: l'anno nero dell'antidoping, Schwazer vittima dell'anno

Il 2016 è stato una specie di vergognoso anno zero dello sport, per la sua credibilità sportiva e umana legata alle brutte storie di doping e le altrettanto schifose vicende dell'antidoping. Se Bebe Vio è stata la donna dell'anno per tutto ciò che ha saputo fare, suscitare e trasmettere, l'ingiustizia perpetrata ai danni di Alex Schwazer ha sepolto definitivamente ogni traccia di romanticismo e credibilità di uno sport che a parole predica bene ma nella realtà è ormai piegato ad altri valori, se così si possono chiamare i fattori economici che prevalgono ovunque a vari livelli.
Esattamente un anno fa, all'alba dell'1 gennaio 2016, si metteva in moto la macchina dell'ingiustizia che avrebbe stritolato Alex Schwazer (e il suo allenatore Sandro Donati), che da reo di doping nel 2012, è diventato una vittima. Chi segue questo blog sa bene ormai come sono andate le cose, quante e quali vergognose meschinità fuorilegge sono state messe in atto per distruggere un testimonial vincente e reale dell'antidoping, un atleta che all'Olimpiade di Rio avrebbe vinto una o due medaglie, d'oro con ogni probabilità, mostrando al mondo corrotto dei dopati e a tutto il carrozzone che con il doping lucra cifre stratosferiche, che non c'è doping che tenga dinanzi al talento vero. E che gli altri rosicassero pure. 
Ma tutto questo è rimasto un sogno interrotto proprio mentre stava per realizzarsi, con tante, troppe scandalose complicità. 
La Iaaf, la Wada, la Nado Italia, il Tribunale Arbitrale di Losanna (e per certi aspetti, morali soprattutto, perfino la Fidal e molti atleti che per motivi vari hanno parlato a sproposito chiudendo gli occhi sulla realtà o preferendo guardare altrove).
L'augurio che faccio ad Alex Schwazer e a Sandro Donati è che il 2017, il Tribunale e i giudici di Bolzano, comincino a ripristinare la verità, squarciando la fitta coltre di menzogne e i comportamenti dolosi posti in atto dopo quel prelievo di Capodanno, che non ha mai dimostrato ciò a cui tutti gli organismi hanno voluto credere, ma soltanto evidenziato un cumulo di anomalie che avrebbero dovuto sfociare in una totale assoluzione. 

Caro Alex, ti auguro un mondo migliore, una vita più serena circondato dai tuoi affetti, lontano da quel nido di vipere che è diventato l'ambiente dello sport. 
Caro Sandro, cerca di superare l'insostenibile pesantezza del rimpianto di non aver potuto raccogliere, nemmeno stavolta, i frutti di un meraviglioso lavoro compiuto con una equipe di grandissima qualità tecnico-scientifica, e soprattutto con uno straordinario campione.

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