PENSIERI E PAROLE Il senso del gratuito di Bruno Vespa, conduttore televisivo

Sul Corriere della Sera, a firma Paolo Conti, è stata pubblicata sabato 25 febbraio un'intervista a Bruno Vespa, che così conclude:
"Mi spiace che molti continuino ad attribuirmi un compenso annuo di 1 milione e 800.000 euro, più un milione per prestazioni straordinarie. In realtà 1 milione e 800.000 euro è il tetto massimo insuperabile, tanto è vero che nelle ultime due stagioni ho maturato 356.250 euro in più che non mi sono stati accreditati. Questo significa che ho lavorato gratis per 30,6 seconde serate".

Bruno Vespa, conduttore televisivo.
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Il concetto del lavorare gratis espresso da questo personaggio televisivo della Rai, un uomo per tutte le stagioni politiche, è quanto meno discutibile. Per fortuna pare scongiurata la possibilità che nel canone Rai sia aggiunta una particella supplementare di pagamento per poterlo rimborsare. Forse si è pensato che nemmeno una questua porta a porta avrebbe garantito l'incasso necessario.
Ma se il massimo che può guadagnare per fare quello che fa è 1 milione e 800.000 euro, a cosa si devono questi soldi che non ha potuto guadagnare e rinunciando ai quali, stando almeno a quanto dichiara, ha dovuto lavorare gratuitamente? Se il totale obbligato va diviso per le puntate di PaP (acronimo illuminante della sua trasmissione Porta a Porta, sua nel senso stretto del termine ormai e a quanto pare), quando ha raggiunto il numero stabilito, avrebbe potuto astenersi dal condurne altre. Lui non avrebbe dovuto lavorare gratuitamente (!), e i telespettatori che hanno il telecomando bloccato su Rai1 per devozione e tradizione, avrebbero potuto seguire altro. 

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